Il mondo della prostituzione a Roma dalle antichità ad oggi Ruth 8 Novembre 2020

Il mondo della prostituzione a Roma dalle antichità ad oggi

Se quello della meretrice, o prostituta che dir si voglia, viene definito ‘il mestiere più vecchio del mondo’, e se il primo peccato è stato quello di Adamo ed Eva, un motivo ci sarà pure; è un fatto certo quindi che da che mondo è mondo quella di proporre il proprio corpo in cambio di denaro o, come a volte succedeva anticamente, ricevendo in cambio beni materiali di ogni genere, è un’attività che si è sempre praticata nel corso dei secoli.

Certo fa un po’ effetto vedere come siano cambiati i modi di prostituirsi a Roma nel corso della storia; un tempo era unicamente la strada il sistema che le prostitute utilizzavano per procacciarsi clienti, poi poco a poco tutto si è evoluto col passo dei tempi, e così come tutte le attività si sono sviluppate aggiornando metodi e tecniche, anche le prostitute hanno iniziato a farlo. Prima i ‘lupanari’, poi i bordelli, poi le case d’appuntamento ed i centri massaggi, ed oggi internet; e già, perché oggi una prostituta romana non deve fare altro che promozionare i suoi servizi in bacheca incontri di escort Roma di un portale specializzato ed il gioco è fatto, saranno i clienti a cercare loro.

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Anticamente le donne erano schiave dell’uomo

Nelle antichità, a Roma così come in quasi tutto il mondo, l’immagine della donna veniva immediatamente associata a quella del focolare domestico ed al ruolo di madre, tutrice della casa e severa risparmiatrice; l’unico ‘svago’, se così si può definire, che le veniva concesso dall’uomo era quello di riunirsi di tanto in tanto con qualche amica per tessere, e questo era un privilegio che avevano soltanto le donne appartenenti ai ceti più alti dell’aristocrazia di quei tempi.

Le donne del popolo invece, sia romane che greche ad esempio, lavoravano moltissimo fuori dalle mura domestiche; contadine, operaie, venditrici di mercato, cameriere, massaggiatrici… e lo facevano per 12-13 ore al giorno. Ma la loro giornata non terminava lì, al loro ritorno a casa infatti c’era tutta un’altra giornata lavorativa da dover svolgere per mandare avanti la famiglia ed assolvere a tutti i compiti di una buona donna di casa.

I lupanari ed i bordelli

Potevano essere chiamate ‘ambulatrices’ (passeggiatrici), ‘noctilucae’ (lucciole), ‘meretrices’ (dal latino merere=guadagnare), o ‘lupae’ (lupe), ma checchè se ne dica le prostitute sono sempre esistite ed hanno sempre ricoperto un ruolo di fondamentale importanza nella società, inutile cercare di sottovalutarlo. Prima della fondazione di Roma, tra alcuni popoli del bacino del Mediterraneo, era diffuso il culto della ‘prostituzione sacra’, associata al mito della Dea Lupa, ed erano giovani donne vergini e sacerdotesse chiamate ‘lupe’ a praticarlo, poi i romani abbandonarono questa tradizione per sostituirla con i ‘lupercali’, festività in onore del dio Fauno che si celebravano nel mese di Febbraio e che era dedicato alla fertilità.

Anche dagli scavi della antica città di Pompei sono emerse tracce di bordelli e case di tolleranza chiamate ‘lupanari’, e risulta che erano anche molte, ubicate prevalentemente presso incroci di strade principali con strade secondarie; circa una cinquantina di ‘lupanari’ ben distribuiti per una città che allora contava una popolazione di non più di 10000 abitanti, senza contare poi i bordelli illegali, ovvero quelli che a fronte strada mettevano un cartello da ‘osteria’ o ‘locanda’, ma che in realtà celavano un vero e proprio bordello al loro interno.  

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La prostituzione per necessità c’è sempre stata

In antichità le prostitute erano all’ultimissimo posto della scala sociale, specialmente quelle che esercitavano nei ‘lupanari’ o addirittura per strada; a Roma, tanto per avere un’idea, le prostitute si incontravano a centinaia nel quartiere della ‘Suburra’, proprio nella zona dove si trovano il Viminale ed il Quirinale, e sono anche stati riportati alla luce alcuni graffiti sulle mura antiche dai quali si possono evincere i tipi di prestazioni offerte ed i relativi tariffari.

Quello che è certo è che le prostitute vivevano di miseria e di stenti, e che molte di esse dovevano ricorrere a questo unicamente per riuscire a sopravvivere ed a portare del cibo a casa; una testimonianza di ciò è stata ritrovata sui muri di quello che era il ‘thermopilium bar’, gestito da una donna di nome Asellina la quale, insieme con altre due sue amiche, oltre a lavorare al bancone era costretta a prostituirsi ai piani superiori del locale per riuscire ad arrivare a fine mese e poter portare ogni giorno un piatto caldo a casa sua.

E’ trascorso molto tempo da allora però una cosa non è cambiata; il mondo della prostituzione, sia esso per strada, nei lupanari, o nelle pagine di annunci erotici, continua ad essere vivo e ben attivo più che mai.